Sarà in concorso con Mia madre al festival che più ama (ricambiato): ha vinto nel 1994 il Prix de la mise en scene (miglior regia) per Caro diario e poi, nel 2001, il trionfo con La stanza del figlio che gli è valso la Palma d’oro.
A Cannes ha portato anche nel 2011 Habemus papam, mentre l’anno successivo è stato nominato Presidente della giuria.
E quest’anno torna con Mia madre, il film più intimista e personale, nato dopo la scomparsa dell’amatissima mamma.
Un film che ha fatto piangere durante la proiezione per la stampa una buona metà dei giornalisti presenti.
Troppo coinvolgente il tema e troppo sensibili le corde toccate per restare indifferenti.
Eppure questo film non è un melodramma strappalacrime. È un film morettiano, con tanto di personaggi sopra le righe, a partire dalla regista alter-ego di Moretti interpretata da Margherita Buy che nel ruolo della figlia dell’anziana donna morente (una bravissima Giulia Lazzarini), per proseguire col di lei fratello interpretato dallo stesso Moretti, un uomo meticoloso e apparentemente freddo che viene schiacciato dal lutto, al punto da lasciare anche il lavoro.
Poi c’è l’attore protagonista del film che sta girando la regista, un estroso e capriccioso divo americano che risulta un palmo sopra a tutti grazie all’interpretazione di John Turturro (senza nulla togliere agli altri bravissimi interpreti).
Ho fatto questo film perché volevo raccontare un passaggio importante della mia vita la morte della madre è un avvenimento importante nella vita di un uomo. A me è accaduto durante il montaggio di Habemus Papam.